ANTONELLA GIANNONE
Memorie R’accolte
SYRIA CASTIELLO
Reminiscenza
18 Luglio / 18 Agosto 2025
Antonella Giannone scrive opere sotto il dettato utopico d’un inconscio che ricerca la ricomposizione di un’armonia perduta. Le sue sfere, dai contorni resi indefiniti da riflessioni quasi oniriche, sono esattamente la riscoperta dei cerchi di Archimede scompigliati dalla violenza, sono le precisioni cosmiche delle geometrie infinite. Il cerchio spezzato, lo stesso che sorprendeva di sgomento solo sguardi attenti ai destini d’umanità perdute, nelle opere di Antonella Giannone viene riallacciato alle sue estremità indecifrabili. Non c’è punto d’arrivo, non c’è di partenza, solo
l’armonia mantrica d’un tempo che si riavvolge su stesso, che non s’ostacola d’assilli al futuro, non preme per il superamento dell’oggi, non s’arrende allo struggersi per un passato che non c’è più. Compattano il tempo che scorre, lo rendono significativamente in grado di riprodursi, travolgono lamateria, imprimono accelerazioni vertiginose solo al sogno.

Perché nelle sue opere non c’è fretta altra, il tutto che scorre torna rendendo inutile l’ansia d’arrivo, le armonie si materializzano in una dimensione eterea. I colori, ora soffusi, ora incredibilmente nitidi, l’estetica ricercata, sono la contrapposizione perfetta al gioco d’inganni dell’imporsi, alla barbarie archetipica della sopraffazione che trova il proprio compiacimento nel frammento scheggiato dell’accelerazione parossistica. Il volo di fantasia di Antonella Giannone definisce immagini profonde, libera l’energia del paesaggio sognato, lo pone in convergenza con certe qualità dell’anima dell’artista, in collisione esatta con arguzie, talvolta con le furbizie, d’un quotidiano disumanizzato


Syria Castiello è artista ancora giovane ma può far leva su strumenti tecnici solidi. Sono quelli che consentono le navigazioni attraverso gli oceani narrativi, la ricerca costante di un’individuazione che sfugge al “solito”, al semplicemente scontato. La sua arte è fatta di svolte rapide, non è immota.Seppure se ne coglie la costanza nello stile personalissimo, Syria non s’arrende all’approdo certo, al porto salvo di sicurezze appaganti, accondiscendenti. Non ammicca, provoca piuttosto, si muove
secondo rotte fortunate d’imprecisione, il suo è un viaggio disinvolto attraverso bufere e tempeste.Non tiene la barra dritta delle carte bidimensionali, lascia spesso la rotta dei grandi carghi, s’avventura nell’inesplorato, lo colora dei suoi grigi, lo riproduce con moltitudini di suggestioni chiaroscurali. Supera la consuetudine del tutto e subito, sterza di frequente, ancora non frena
irrequietezze, preferisce le derive agli approdi.

Il suo costrutto narrativo ci racconta di rotte improbabili d’Argonauti, l’estro del viaggio senza arrivo, rifiutando il concetto stantio dell’opera finita. Ogni suo lavoro è tappa precisa verso l’oltre, s’apre ad un orizzonte che non è mai definito, non una linea in fondo sin dove arriva lo sguardo, ma la traiettoria sghemba che intreccia se stessa, si supera, si produce in rapidi ripensamenti. Ha abrogato l’asfissia della ripetizione del gesto, s’avvinghia alla sperimentazione, non coincide mai con se stessa, mostra d’essere ancora diversa persino del sé riflesso. E l’altro, come l’oltre, è solo la breve sosta dell’oggi, verso quel dopo che è ancora sorpresa e scoperta.
Testo critico di Giovanni Carbone
Orari di apertura : dal Lunedi’ al Sabato dalle ore 16.30 alle 20.00