Archivio Tag: Marc Rudin

Daniel Kambere Tsongo ( Congo )

Daniel Kambere Tsongo ( Congo ) 

testo Giovanni Carbone

Daniel Kambere Tsongo è nato nel 1963 e si è diplomato all’Accademia di Kinshasa. Ha esposto a Brazzaville, in Guinea Equatoriale, a Dak’Art nel 1996, al Centro Vallone di Bruxelles, a Liegi, Beizing e al Centro Culturale Francese di Kinshasa. È scomparso nel 2009 ma nella sua breve vita è stato pittore di pace, ha fatto della sua arte lo strumento per far “guerra” alla guerra, agli scontri violentissimi nel suo paese, ha armato i bambini dei suoi villaggi di pennelli e colori anziché di fucili, ha offerto loro una prospettiva altra rispetto a chi li voleva piccoli soldati al servizio di banditi senza scrupoli ed interessi lontani.

Questa lotta per la pace Daniel l’aveva nel sangue, come il legame con la sua terra martoriata di cui sapeva riprodurre la sorpresa di colori vividi, di immagini tradizionali traghettati con competenza tecnica raffinata in una trasposizione contemporanea che sorprende. La cultura e l’arte per Daniel non sono neutrali, rappresentano lo strumento della rinascita, l’arma più potente di cui i giovani dispongono. Il suo è stato un messaggio di pace, un segnale di pace per la sua terra, ma è espresso con una profondità tale da diventare linguaggio universale. La costruzione di un’arte così caratterizzata non è mai stata semplice e sterile rivendicazione d’appartenenza. Le sue pennellate sembrano diventare vampe infuocate, denuncia ardente, talvolta quei colori forti spiazzano, paiono rabbiosi, celano indignazione autentica, ma anche voglia di riscatto; il fuoco ed il sangue si confondono, si sovrappongono, si permeano l’uno nell’altro.

 

 

 

Le sue mostre hanno riscosso successi in Francia, in Belgio, negli Stati Uniti, avrebbe potuto accettare quella come prospettiva per se stesso. Ma dalla sua terra non è fuggito, ha capito che quello era il suo posto, lavorare coi bambini per costruire pace attraverso l’arte lo rende, rispetto al contesto, rivoluzionario. Sa bene che è lì che si deve stare, i giovani africani devono riconquistare l’orgoglio dell’appartenenza alla propria terra, ricostruire la memoria delle proprie radici, cercare in quelle le ragioni del proprio riscatto. Daniel non s’arrende all’idea ineluttabile della fuga dall’Africa: “Voglio esprimere la mia indignazione per le condizioni dell’emigrazione.


 

Questo lungo viaggio di migranti illegali dal Sud al Nord deve mettere alla prova la comunità internazionale… i poveri dovrebbero pagare per la gestione disastrosa degli stati africani? Chi è responsabile degli stupri, della corruzione, del saccheggio delle risorse naturali e minerarie? Chi fa la guerra e chi sono le vittime? Chi si fa beffe dei diritti umani di fronte alla miseria e alla disperazione di molti candidati all’uscita?”. Quello della fuga, aggiunge in un’intervista, pare ormai “il passaggio obbligato per sopravvivere di fronte alla miseria degli africani tentati da nuove avventure”.

 

 

Vernissage Sabato 18 Ottobre ore 18.00

Dal 18 Ottobre al 1 Novembre 2025

La mostra è aperta il Lunedi -Mercoledi -Venerdi

dalle ore 16.00 alle 19.00

o su prenotazione : info@lateliermodica.it

MARC RUDIN-Jihad Mansour 1980-1990

MARC RUDIN -Jihad Mansour 

1980-1990

La resistenza palestinese attraverso un opera grafica.

 

Marc Rudin (1945-2023) è stato un artista e grafico svizzero che in seguito divenne noto con il nome di Jihad Mansour. Nato a Zurigo nel 1947, ha lavorato come graphic designer in Svizzera negli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70. Durante questo periodo, divenne progressivamente più coinvolto nei movimenti politici di sinistra e vari circoli di attivisti. Era anche un musicista che suonava musica folclorica in Svizzera quando ha preso contatto per la prima volta con gli attivisti palestinesi solidarizzandosi con la loro causa.

Durante la sua prima visita nel 1976 in Libano, Rudin creò i suoi primi manifesti per i movimenti politici palestinesi. Divenne particolarmente noto per la creazione di manifesti politici e arte di propaganda per le organizzazioni palestinesi, tra cui il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP). I suoi manifesti sono stati utilizzati per varie commemorazioni e lotte politiche tra cui la Giornata della Terra, memoriali a Ghassan Kanafani e come appelli per il rilascio dei prigionieri palestinesi. Il suo stile artistico spesso incorporava colori audaci e forti elementi grafici caratteristici dell’arte politica rivoluzionaria.

Nel 1979, Rudin fu condannato in contumacia per un attacco organizzato contro la banca IMEF di Friburgo. Per i successivi undici anni, visse in esilio tra Beirut e Damasco, lavorando a stretto contatto con il FPLP su vari progetti sotto lo pseudonimo di Jihad Mansour. Il suo lavoro di questo periodo si è concentrato sui temi palestinesi e sulla lotta per i diritti dei palestinesi, combinando tecniche di progettazione grafica modernista con elementi artistici arabi tradizionali. I manifesti che ha creato sono diventati ampiamente riconosciuti nel contesto dell’arte politica palestinese e della propaganda della fine del XX secolo.

Nel 1982, durante l’invasione israeliana del Libano, Rudin partecipò alle battaglie difensive di Beirut insieme ai combattenti palestinesi. Dopo la caduta di Beirut, fu evacuato a Damasco insieme agli altri reggimenti. Negli anni ’90 ha scontato una pena detentiva in Danimarca per rapina e torna in Svizzera dopo il suo rilascio. Si stabilì a Zurigo e si dedicò alla pedagogia, insegnando storia, tipografia e teoria del colore con dedizione e competenza. Ha continuato ad essere attivo e a fare manifesti politici fino alla fine della sua vita.


 

Marc Rudin (1945-2023) was a Swiss artist and graphic designer who later became known as Jihad Mansour. Born in Zurich in 1947, he worked as a graphic designer in Switzerland in the 1960s and early 1970s. During this period, he became increasingly involved in left-wing political movements and various activist circles. He was also a musician who played folk music in Switzerland when he first came into contact with Palestinian activists and sympathised with their cause.
In 1979, Rudin was convicted in absentia for an organised attack on the IMEF bank in Fribourg. For the next eleven years, he lived in exile between Beirut and Damascus, working closely with the PFLP on various projects under the pseudonym Jihad Mansour. His work during this period focused on Palestinian issues and the struggle for Palestinian rights, combining modernist graphic design techniques with traditional Arab artistic elements. The posters he created became widely recognised in the context of Palestinian political art and propaganda at the end of the 20th century.

In 1982, during the Israeli invasion of Lebanon, Rudin participated in the defensive battles of Beirut alongside Palestinian fighters. After the fall of Beirut, he was evacuated to Damascus along with the other regiments.

During his first visit to Lebanon in 1976, Rudin created his first posters for Palestinian political movements. He became particularly well known for creating political posters and propaganda art for Palestinian organisations, including the Popular Front for the Liberation of Palestine (PFLP). His posters were used for various commemorations and political struggles, including Land Day, memorials to Ghassan Kanafani, and appeals for the release of Palestinian prisoners. His artistic style often incorporated bold colours and strong graphic elements characteristic of revolutionary political art.

In the 1990s, he served a prison sentence in Denmark for robbery and returned to Switzerland after his release. He settled in Zurich and devoted himself to teaching, imparting his knowledge of history, typography and colour theory with dedication and expertise. He remained active and continued to create political posters until the end of his life.